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Reviews / testi critici / commenti alle opere/recensioni :

La sofficità del pastello si mescola con la magia della natura nel Simbolismo di Claudia De Benedittis
A volte lo sguardo ha bisogno di vagare e di perdersi in tutto ciò che si trova intorno ma lontano dal caos cittadino, per riuscire a ritrovarsi all’interno di una dimensione più intimista, incantata quasi proprio perché a osservare sono le corde dell’anima, quelle profondità che tendono a rimanere nascoste nel pragmatismo della quotidianità ma che invece si liberano davanti a un mondo naturale e incontaminato che avvolge l’essere umano non appena decide di allontanarsi dalla giungla urbana. Raccontare l’interazione con l’individuo attraverso la rappresentazione di una natura in cui tutto, dai colori alle atmosfere, si armonizza con il percorso percettivo e mnemonico, è la caratteristica distintiva della produzione artistica della protagonista di oggi che sceglie un mezzo espressivo incredibilmente delicato.
L’utilizzo del pastello cominciò ad affiancarsi al più tradizionale colore a olio nel Settecento grazie alla pittrice veneziana Rosalba Carriera, pioniera dunque non solo in qualità di donna artista in un periodo in cui l’espressione creativa era tradizionalmente legata agli uomini, che ne sfruttò la caratteristica di rendere più rarefatti e tenui i contorni dei personaggi che ritraeva, rivelando quanto il pastello riuscisse a riprodurre in maniera perfetta la delicatezza degli incarnati. Malgrado nei primi decenni dell’Ottocento la tecnica fu accantonata, con l’Impressionismo trovò nuova vita perché le atmosfere luminose e sfumate venivano realizzate grazie all’utilizzo del pastello mescolato all’olio che sulla tela si traducevano in paesaggi intensi e avvolgenti. Furono in particolar modo Édouard Manet, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir e l’italiano Giovanni Boldini gli impressionisti che più di tutti si avvalsero dei pastelli per realizzare le loro opere, i ritratti della nobiltà i cui volti erano riprodotti in maniera fedele e armonica, le morbide ballerine che calcavano i palcoscenici, i momenti di svago della borghesia, mostrando la modernità del loro approccio pittorico anche attraverso la mescolanza di tecniche realizzative. Quasi parallelamente all’Impressionismo, trovò spazio sempre in Francia un altro movimento che intendeva esplorare tutto ciò che non era visibile agli occhi, quelle energie che scorrono al di sotto del velo della superficie collegandosi all’interiorità e mettendo così al centro della ricerca pittorica un punto di vista soggettivo piuttosto che puramente oggettivo; il Simbolismo, questo il nome del movimento emergente, richiedeva un approccio raffinato, colto, proprio perché dovevano essere comprese le metafore, le allegorie più o meno celate che gli autori inserivano nelle loro tele, ed evidenziate le ambientazioni oniriche e dunque impalpabili. Tra i maggiori esponenti della corrente vi fu Odilon Redon che riusciva a nascondere perfettamente l’enigma, il mistero ed entità inquietanti dentro atmosfere dolci, delicate, piene di ombreggiature e di tonalità intermedie che venivano realizzate, ancora una volta, in virtù dell’utilizzo dei pastelli, mezzo prediletto per entrare in quell’universo parallelo di cui le sue tele raccontano. Anche l’autore simbolista ungherese Josef Rippl-Ronai si avvalse a sua volta della tecnica pastellista per realizzare opere in cui la suggestione, il sentire interiore, l’interpretazione, erano predominanti rispetto alla narrazione oggettiva; in lui i bastoncini di pigmento erano essenziali per riprodurre le scene a metà tra sogno e realtà o per descrivere in modo morbido e luminoso alcuni dettagli dei volti dei personaggi che ritraeva, accarezzati letteralmente dalle luci e dalle ombre che l’autore infondeva nelle sue tele. L’artista romana Claudia De Benedittis si avvicina al Simbolismo attraverso la tecnica del pastello proprio perché la sua creatività ha bisogno di quell’atmosfera meditativa, rarefatta attraverso cui sussurrare i propri pensieri, le emozioni che si possono liberare solo quando l’anima si connette con l’intorno, con quel mondo naturale fatto di panorami incontaminati ma anche di animali che divengono metafora di una sensazione, di una percezione, ed emanazione dell’interiorità dell’autrice. Dopo un percorso di
sperimentazione e di formazione, Claudia De Benedittis non riesce più ad abbandonare il pastello, la cui tecnica ha approfondito con il maestro Rubén Belloso Adorna, al punto di diventare membro dell’Associazione Pastellisti Italiani; al contempo sviluppa un Simbolismo fondamentale per permetterle di manifestare la sua essenza creativa che non può staccarsi dall’approccio soggettivo alla realtà osservata, non riesce a non pervadere tutto ciò che si svela al suo sguardo di una capacità interpretativa carezzevole, soffice, che regala all’osservatore una dimensione parallela in cui perdersi per sentire con la stessa intensità dell’autrice. Il suo Simbolismo pertanto perde l’accezione più misteriosa, persino inquietante che aveva contraddistinto gli autori dell’Ottocento per spostarsi verso una caratteristica più intimista, riflessiva, meditativa ma anche sensibile ai sottili messaggi colti dall’anima che si trasformano in voce narrativa tramite i pastelli. La gamma cromatica è lunare, fortemente sfumata, quasi a sottolineare quanto tutto ciò che viene osservato con l’interiorità perda i limiti contingenti, abbandoni i dettagli per assestarsi invece al confine tra realtà e immaginazione, tra ricordo di un frammento osservato e significato profondo di quanto viene colto dagli occhi ma poi rielaborato con l’anima. Nel lavoro Il sogno Claudia De Benedittis rappresenta un bellissimo cigno bianco che si staglia, come fosse pronto a volare, davanti all’immagine in trasparenza di una ballerina, evocando il capolavoro di Čajkovskij ma oltrepassandolo per approfondire il senso più esistenzialista, quello cioè che lega il desiderio che qualcosa si verifichi alla limitante consapevolezza di non poterlo realizzare se non attraverso il sogno. Eppure la ballerina è simbolo di determinazione, di lavoro duro e resiliente sul suo corpo affinché esso possa raggiungere quel risultato di eccellenza che le potrà consentire di volare sul palcoscenico con la stessa delicatezza e regalità del cigno. La predominanza azzurra dello sfondo racconta il mondo acquatico in cui i meravigliosi animali vivono ma anche la dimensione spirituale e interiore all’interno della quale è possibile trovare la forza e la determinazione per trasformare un desiderio in realtà. Nell’opera Libertà l’autrice sceglie di nuovo un animale per raccontare della necessità dell’essere umano di affrancarsi da tutte le catene e le briglie da cui spesso sceglie di farsi frenare, per poter correre verso un destino diverso, incognito, certo, ma forse proprio per questo assolutamente affascinante; Claudia De Benedittis sembra suggerire che a volte è necessario lasciare la propria zona sicura per mettersi in gioco e dirigersi senza paura verso un nuovo futuro, esattamente allo stesso modo in cui il cavallo protagonista del dipinto attraversa quel paesaggio a metà tra terra e acqua dove il rosso predomina e si associa al tramonto, inteso come termine di un percorso ma anche forza di percorrere tutta la strada necessaria per trovare i nuovi se stessi. In Il ritmo della vita invece a essere protagonista è una ballerina di flamenco, con tutta la passionalità e l’energia che contraddistingue il ballo spagnolo e che viene tradotto visivamente focalizzandosi sul fermo immagine di una delle pose più tipiche, quella del roteare il mantón de manila infondendo al movimento la forza e l’ardore del ballo, come della vita. Claudia De Benedittis osserva il centro della scena, l’intensità con cui la donna esegue i passi che conosce come se stessa e che non possono fare a meno di emanare l’amore che ella prova per una disciplina, quella della danza, che fa parte della sua essenza; tutto ciò che è intorno viene fortemente sfumato, come non fosse importante, come se l’energia della protagonista si propagasse all’esterno perdendo di consistenza perché da lì in poi deve subentrare l’empatia e la sensibilità dell’osservatore che può scegliere di lasciarsi avvolgere da quel ritmo intenso prendendolo come spunto per vivere la propria vita con passionalità oppure vederlo solo da spettatore senza lasciarsi contaminare da tutto ciò che dall’opera fuoriesce. Armonia di colori è forse una delle opere meno simboliste di Claudia De Benedittis, da cui però si manifesta il suo forte e inscindibile legame con il mondo della flora e della fauna, quasi per lei la purezza, la spontaneità e i sentimenti buoni, escludessero l’essere umano perché spesso è quest’ultimo la causa della rottura di un equilibrio primordiale che sopravvive nelle anime più pure, meno pragmatiche e in cui l’istino e la semplicità prevalgono su calcoli mentali, su un arrivismo contemporaneo che distacca l’uomo dal suo implicito compito di essere il custode amorevole del
mondo in cui abita. Il pastello in quest’opera viene utilizzato in maniera tanto delicata e impalpabile da riprodurre con la massima perfezione la morbidezza del pelo del cane, la fiducia del suo sguardo, l’amore incondizionato verso il suo padrone, tutti valori che l’uomo ha perso e che può ritrovare solo riavvicinandosi alla natura in tutte le sue forme. Claudia De Benedittis ha al suo attivo la partecipazione a mostre collettive importanti, come quella nella Sala del Cenacolo presso la Camera dei Deputati, quella alla Sala del Bramante in Piazza del Popolo, quelle presso il Campidoglio e alle rassegne di Piazza di Spagna promosse dalla Art Studio Tre, e a quelle dell’Associazione Cento Pittori di Via Margutta. Nell’ottobre 2024 ha realizzato una significativa mostra personale presso lo Spazio Mimesis.


Marta Lock

rivista SEGNI D'ARTE copertina 2024

Recensione pubblicata sulla storica 

Rivista SEGNI D'ARTE  nel 2024

diretta dalla curatrice e critico d'arte

Nicolina Bianchi

Di Giovanni Ierfone

Del 25 Ottobre 2024 alle ore 15:4  

articolo sul Corriere Nazionale

https://www.corrierenazionale.net/2024/10/25/claudia-de-benedittis-allo-spazio-mimesis-di-roma-un-viaggio-intimo-tra-materia-e-anima/ 

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Nicolina Bianchi
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Istintiva e geniale ideatrice di libere invenzioni creative, Claudia De Benedittis si lascia andare sulla tela con quella sua più intima e naturale chiarezza di forme e dialoghi cromatici.

Voglia di libertà, sì, proprio quella che scopriamo nelle sue più attuali realizzazioni, ed anche quella che Claudia esprime quando vola con il suo gabbiano ad abbracciare azzurri spazi d'infinito. sono spazi interminabili che raccontano da subito la dimensione della inesauribile scarica emozionale che mai l'abbandona in quel dolce modulare vitali equilibri di forme e colori.

Una nuova formula espressiva che ci porta a riflettere di una sua più attuale emancipazione figurativa che passa attraverso  un lento ma deciso cambiamento della sua primaria tecnica fondamentale, la pittura ad olio, assimilata secondo alcuni essenziali insegnamenti, intessuti di classiche elaborazioni figurative e di attenta analisi del colore.

Allora, numerose ricerche e studi erano rivolti all'emozionante rappresentazione del variegato, semplice ma autentico mondo animale, alla natura, e soprattutto alla figura e al ritratto, anima speculare delle sue riflessioni sui valori importanti della vita.

Nel tempo con una diversa maturazione unita ad una innata sensibilità percettiva, l'elegante ed intensa morbidezza dei pastelli, ha preso il posto della sua primaria ispirazione e di quella "cultura" tecnica di tradizione a cui la pittrice forse non sentiva più di appartenere.

Nicolina Bianchi

Ilaria Mule'
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Claudia De Benedittis è un’artista fedele al dato reale, calma nella stesura del brano pittorico, attenta alla visione: esprime fine dedizione al dettaglio, restituisce incanto.

La rappresentazione della figura umana la vede intenta a catturare volti assorti, atteggiamenti quieti, mitezza d’animo, dimostrando una calda propensione a fermare sulla tela la semplicità di attitudini e atmosfere.

L’intimismo familiare di cui si fa testimone, con uno sguardo affezionato e ricolmo di candore e tenerezza per animali prevalentemente domestici, si apre a scenari ampi e misteriosi, si tinge di malinconia, si riempie di respiro cosmico e misticismo. All’interno di un contesto che si suppone ispirato al naturalismo francese di marca ottocentesca, i suoi scorci paesaggistici ricordano la maestà degli alberi di Théodore Rousseau, quindi ripropongono la celebrazione della vita contemplativa all’aria aperta, fatta di esplorazione e di un auspicato ritorno al mondo verde.

La sua ricerca formale è in evoluzione. Non si limita ai confini di ciò che è noto, ma avanza verso l’astrattismo. Ricorda il cubismo orfico di Robert e Sonia Delaunay, approda a un timido surrealismo, ripercorrendo la via maestra aperta da Salvador Dalí e René Magritte. Le sue sono allusioni delicate, attraverso la magia dei simboli, alle tematiche di ieri, oggi e sempre: la fugacità del tempo, l’impermanenza dell’istante, l’umana caducità terrena, l’alterazione e il degrado di quanto è puro e incontaminato. Non sempre facilmente leggibile, il suo segno si vela, diventa talvolta enigma da decriptare.

 

Ilaria Mulè

Nei dipinti di Claudia De Benedittis vengono decantati i sopiti pensieri che, plasmano con estrema armonia i più profondi stati d’animo e, pian piano, una presa di coscienza soggettiva che riflette la capacità di scorgere la bellezza del quotidiano.

Nelle sue mitigate visioni lo spettatore rimane sospeso tra un dolce senso d’ attesa e una magica idea di movimento. E’ ciò che accade, ad esempio, nel dipinto SPIRITO LIBERO E NUVOLE, in cui la sensazione di libertà e del moto del paracadute dialogano dolcemente con le vaporose, quasi evanescenti atmosfere, tra mare e cielo.

L’osservatore percepisce la sensazione di movimento in un’atmosfera di surreale realtà che tende verso una spiritualità leggera dell’essere, quasi ultraterrena: tornano alla memoria le parole di Victor Hugo nei i miserabili:

V’è uno spettacolo più grande del mare, ed è il cielo, v’è uno spettacolo più grande del cielo, ed è l'interno di un'anima.

L’ausilio di una tecnica del pastel soft su pastelmat (cartocino dalla superficie vellutata) , produce effetti di equilibri formali e spaziali che donano suggestive sensazioni e trasparenze, ed è reso ancora più evidente nell’opera  MISCELLANEA, volutamente ESPOSTA COME UN WORK IN PROGRESS .

La natura popola i suoi dipinti: i cieli si stagliano leggeri tra i soggetti in primo piano, quasi a tracciare una mappa di esperienze e sensazioni, pure e meravigliose; sono apparizioni dell’inconscio, del suo passato in un futuro colmo di energia e rivolto all’anima universale e alla bellezza della condivisione.

Ne risulta una figurazione avvolgente attraverso un linguaggio dettato da instancabili fremiti dell’Io, in un clima di solenne grazia e armonia delle forme.

 

Giorgio Vulcano

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Giorgio Vulcano

Autrice sensibile e dal tocco soave, Claudia De Benedittis interpreta la realtà attraverso il suo sguardo interiore, attento ai dettagli e prodigo di emozioni.

Abile nell'esecuzione tecnica, si esprime servendosi di tonalità vivaci ed avvolgenti, declinate sia nella brillantezza dell'olio che nella sofficità materica del pastello. Il suo gusto compositivo, spesso mutuato dal mondo della fotografia, predilige tagli netti e puliti che restituiscono al fruitore istanti eterni, in grado di cristallizzare con grande efficacia emotiva sguardi, gesti e sensazioni. 

Osservatrice curiosa ma discreta, indaga con perizia psicologica la relazione uomo/animale e uomo/natura, individuandone i punti salienti e concentrandosi sugli aspetti più intimi, legati all'introspezione ed alla riflessione dell'anima su di sé. Ogni opera infatti pare permeata da un lieve soffio vitale che dona potenza espressiva al soggetto raffigurato. Che si tratti di un animale domestico o di un esemplare selvatico, è difficile non sostare di fronte ad occhi così interlocutori, veri e carichi di sentimenti e fierezza. Lontano dall'essere considerato un soggetto subalterno, ogni animale acquista una nuova dignità, che consente all'autrice di raccontare con grazia la storia di un viaggio o di un'amicizia fedele.

Validi esempi di questo solco narrativo, le opere Legami e Mare amore coscienza raccontano due aspetti complementari del rapporto tra l'uomo e ciò che lo circonda. Se da un lato mani nodose, che avvertono il peso del tempo, trovano e donano conforto in un attimo di tenerezza e complicità, dall'altro, in un universo distante, l'uomo agisce con violenza ed ignoranza, compromettendo il capolavoro della natura. 

Ugualmente esaustiva e rivelatrice, la composizione Miraggi rivela le due facce della stessa medaglia: un gabbiano, pensiero felice che si libra in una sinestesica sinfonia blu, ed un altro, suo alter ego, accovacciato nel grigiore di una ciminiera fuligginosa.

 

Alessandra Bellani

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Alessandra Bellani
Ancora 1
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